Racconto triennio 2025
LA FUGA
di Camilla Trevisanato
Apri gli occhi. Nell’akiya tutti dormono. Lo senti, il silenzio che permea l'aria unta e nauseabonda. Di quell'odore non ti rimarrà alcun ricordo, quindi alzati. Apri gli occhi, alzati, scavalca la serva e corri. Anzi, no. Se corri, le assi scricchiolano. Cammina.
Striscia, invisibile, lungo i muri di carta e, per l'amor di Dio, non svegliare la Madre! Se la Madre si sveglia, stavi andando in bagno. Se non ti crede, le allunghi la canna di bambù e ti fai picchiare. Meglio lei della Nonna.
Acciuffi i geta, te li infili ai piedi e corri in cortile, e se ti fanno inciampare lasci che cadano. E allora corri. Lì sì che corri, giù nel giardino a perdifiato. Ti aggrappi all'albero, ti avvinghi attorno al tronco e sali, così quando la Nonna dovesse vederti, tu diresti: "Colgo le ciliegie, nonna”. “Di notte?". "Di notte.”
Stupida, stupida ragazza! E i soldi li hai? ti fermi, tasti le maniche della yukata. Eccolo. Il mazzetto lurido, lurido come la lurida donna che te li ha dati. Si fa chiamare geisha, ma di artistico ha solo le sue doti nei letti dei pescatori. Concentrati. Ti arrampichi in cima, e allora a quella vipera non ci pensi più.
Arrivi sul tetto e i piedi nudi slittano sulle tegole. Piove. Ti torna alla mente casa. Allora pensi alla mamma, alla casa che sa di malattia, e ti viene da piangere. La vista si appanna, inciampi, cadi. Sei in strada e ti rialzi, ricerchi gli sguardi degli uomini e delle donne. Ti ricordi che sei una fuggitiva e ricominci a correre.
Gliel'hai promesso, giusto? Lei te l'ha promesso. Ma se fosse troppo tardi? Se fosse già partita senza di te? Lacrime si mescolano alla pioggia e tu ti asciughi il viso. Non hai tempo di prendere fiato. Tanto lo sai, no? Girerai l'angolo, salirai sul ponte e lì, dall'altra sponda, ci sarà lei ad aspettarti. Allora la abbraccerai e lei dirà: "Sorellina, andiamo, non c'è tempo!”
Ritorni in te, sei ancora nel futon. Forza, apri gli occhi! E' la tua unica occasione e ormai l'hai promesso, alla sorellona, che stareste scappate insieme.
Hai fame. I takoyaki di ieri erano amari.
Senti dei passi arrabbiati. La porta si apre e un viso volgare inscena un pianto dal sapore dei takoyaki. “Quella puttanella ha venduto la mia spilla!”
Tutti si svegliano. La Madre arriva col bastone in mano. Tu taci. Guardi quella sporca bugiarda con odio.
I primi raggi di sole entrano a illuminati gli occhi annacquati. Dovrai chiedere scusa alla sorellona, ormai è mattina.