Racconto triennio

Un gioco doloroso

di Dristi Modi (4AS)

Dristi Modi

“Non devi prenderla così. E’ solo un gioco”, sussurrò con voce profonda, alzando appena gli occhi dal tavolo. Ma io non ero affatto d’accordo. Così iniziai ad urlare, ma fui immediatamente bloccata da una grossa mano sul collo. Subito dopo sentii dei passi, e mi ritrovai davanti il complice dell’uomo malvagio con in mano una grossa siringa. Capii immediatamente la loro intenzione: volevano farmi del male. Ma, a differenza della volta precedente, decisi subito di tirare fuori il meglio del mio meraviglioso talento di recitazione, e cominciai a piagnucolare e a rotolarmi sul tavolo. La mia famiglia, che fino a quel momento aveva assistito alla scena senza mostrare un minimo di empatia e compassione, iniziò a ridere e a fotografarmi in modo divertito, ignorando le suppliche e persino le mie lacrime. 

L’uomo malvagio batté le mani sulle cosce come faceva papà quando era ora di tornare a casa e si alzò lentamente. Aveva una barba grigia, bianca e nera che mi ricordava le sfumature del marmo in bagno, il mio posto preferito della casa. Ogni mattina mi sistemavo accanto al cesto del bucato per guardare Sonia mentre si truccava, e aspettavo pazientemente il giorno in cui avrei avuto l’occasione di mettere un po’ di blush sulle mie guance bianco perla. 

Ero così persa nei miei pensieri che non mi resi nemmeno conto che i due uomini si erano avvicinati a me e si stavano preparando a ferire la mia divina bellezza. “E’ ora”, disse l’uomo con la siringa, sorridendomi. “Conteremo fino a tre, e ti assicuro che non sentirai nulla”. Era una frase che avevo sentito fin troppe volte e ormai avevo capito che era una bugia, ma non ebbi il tempo di rispondere che i due cattivoni iniziarono a contare: “Uno, due… Miao!” Quei due non conoscevano nemmeno i numeri fino a tre, e sobbalzai dal dolore. E quella, miei cari micetti, fu il vaccino più sgradevole che feci”. 

“Mamma, ma come si chiama quel posto così pauroso?” 

“Era tutto bianco sia all’interno che all’esterno, e all’entrata c’era la scritta ‘Studio veterinario’”.